1. La nostra società si articola, si pluralizza, crea nuove forme di rappresentanza (vedi l'universo delle associazioni). Il tradizionale universo delle qualifiche, delle professioni e dei mestieri subisce continue trasformazioni, dando vita a nuovi soggetti, nuove modalità di prestazione nel mercato del lavoro. E' necessario trovare una nozione di rappresentanza che - pur saldamente ancorata al lavoro tradizionale - sia capace di riconoscere la realtà dei nuovi lavori. Una nozione, questa, che solo il sindacalismo può individuare.
2. I nuovi soggetti coinvolti in questo processo sono i lavoratori espulsi dal ciclo produttivo, chi è stato coinvolto dai processi di mobilità, il volontariato sociale, chi fornisce prestazioni atipiche. Questa non è una manifestazione esclusiva - come si potrebbe pensare - delle zone prive di una solida tradizione di impresa, ma al contrario, ha le sue forme più cospicue di diffusione nei territori ad antica tradizione industriale. Si tratta di un fenomeno non accidentale, ma voluto, concepito come necessità evolutiva delle forme concrete di organizzazione dell'attività produttiva non solo di beni, ma anche di servizi.
3. La UIL deve aprire una impegnativa riflessione sull'idea del Sindacato dei Cittadini, per verificarne la capacità di crescita nel momento di cambiamento dei sistemi tradizionali di rappresentanza. Occorre elaborare un progetto che collochi il sindacalismo confederale nei processi di trasformazione in atto e nelle nuove dimensioni del pluralismo sociale. Va aggiornata la nozione di tutela, riflettendo su quali diritti vengono messi effettivamente in discussione agli occhi del lavoratore sommerso. Va organizzata l'azione di tutela, evitando le omologazioni schematiche del fenomeno.
4. Va sostenuta la posizione del lavoratore
nel mercato del lavoro oltre che nel posto di lavoro, rendendo disponibili le informazioni
su domanda e offerta. Vanno riviste istituzioni contrattuali atipiche (come ad esempio il
contratto di collaborazione coordinata e continuativa), per evidenziare in maniera chiara
l'oggetto del lavoro, le garanzie per i lavoratori. In cambio di flessibilità, va
richiesto con forza un investimento in formazione.
Vanno studiati strumenti di controllo su questi contratti atipici (registrazione degli
stessi, denuncia del numero di collaboratori usati da parte delle imprese).
5. Va prevista l'istituzione di osservatori sulle nuove forme di lavoro flessibile per cercare di arrivare a leggi quadro in un prossimo futuro che consentano di dare forme di tutela e garanzia ai lavoratori attualmente "sommersi".
6. Accanto ad una nuova consapevolezza del fenomeno, il radicamento sul territorio del sindacato potrà permettere una reale tutela di questo mondo di milioni di lavoratori.
7. Al crescente bisogno di imprese e di lavoro nel Mezzogiorno il sindacato può fornire un proprio contributo mediante specifici accordi sulla flessibilità.Flessibilità e questione delle donne
8. Il mondo del lavoro richiede nuove flessibilità, che ripropongono con vigore l'esigenza di una reale tutela della donna, affinché questa non si ritrovi a farsi carico del doppio lavoro (domestico ed extradomestico), come molto spesso già avviene.
9. Già nella fase di accesso al lavoro nelle sue varie tipologie, le difficoltà per le donne sono spesso superiori a quelle degli uomini, soprattutto nelle fasi di ristagno occupazionale. Per la molteplicità dei compiti che gravano sulla donna, e segnatamente sulla donna madre, la flessibilità del lavoro può essere una opportunità. Con regole certe (indicate dalla nuova legge) e rispettate, su può gestire, con riguardo ai loro diritti e doveri, una maggiore flessibilità per l'accesso al lavoro la politica degli orari ed il lavoro a tempo parziale. Molte di queste flessibilità possono attuarsi con la politica contrattuale che deve puntare a favorire tipologie di lavoro flessibile, che senza danneggiare i datori di lavoro aumentano le opportunità per le donne sia per l'accesso al lavoro sia per la sua stabilità.
10. Ad aggravare questa situazione vi è la crisi stessa del sistema di welfare che spesso comporta la riduzione dell'erogazione di servizi di assistenza e cura (o l'accrescimento dei costi individuali) e ripropone alle donne pericolosi dilemmi tra una realizzazione femminile a tutto campo, ed una opzione forte e diffusa a favore del lavoro domestico, magari pesantemente intrecciato con nuove forme di lavoro a domicilio.
11. Diviene fondamentale, dunque, che si affermi in tutti gli ambienti economici e socioculturali, una autentica parità di diritti e doveri tra gli uomini e le donne affinché le scelte di vita e di lavoro di uomini e donne siano in ogni caso frutto di autonome decisioni personali.
12. In questo senso si sono variamente sviluppate, in quasi tutto il mondo, soprattutto negli ultimi decenni, le politiche di pari opportunità, tese ad eliminare le diseguaglianze che hanno in passato penalizzato le donne, escludendole da molte attività, dai vertici di quasi tutte le professioni e carriere, dall'assunzione di significative responsabilità politiche, amministrative, economiche. In sintesi: dal "potere".
13. Il sindacato deve attrezzarsi culturalmente ed organizzativamente per affrontare i problemi ed i nuovi scenari man mano che si presenteranno: e l'unico modo è sicuramente quello di coinvolgere le donne nei momenti delle analisi e delle sintesi operative, garantendone la presenza negli organi decisionali (di categoria e territoriali).
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