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12. IL TERZO SETTORE

1. In questi ultimi anni si è molto insistito in Italia sulle potenzialità del cosiddetto "Terzo settore". Potenzialità in senso assistenziale (sviluppo dei servizi alla persona) e sanitario come risposta alla crisi del welfare state, in senso educativo e formativo, in senso ambientale e culturale. E dunque, al contempo, risposta ad esigenze più diversificate di servizio maturate insieme allo sviluppo della società civile e risposta alla crisi occupazionale in cui si dibattono tutti i paesi dell'occidente.
Una indicazione precisa in questo senso viene d'altronde anche dal Libro bianco di Delors che individua per l'Europa il Terzo settore come il segmento dell'economia che può sviluppare occupazione.

2. In Italia il dibattito si è inserito su una realtà già operante, pur con caratteristiche diverse.
La legge ha definito a posteriori i caratteri distintivi del volontariato (motivazione sociale, gratuità, solidarietà) al fine di delimitare la rilevanza sociale dell'azione "volontaria" che, per essere tale, deve essere offerta "in modo personale, spontaneo e gratuito, senza fini di lucro, anche indiretto ed esclusivamente per fini di solidarietà"

3. Una successiva legge ha istituito la Cooperativa sociale, una tipologia particolare di cooperativa che, da impresa mutualistica, si trasforma in una organizzazione che persegue l'interesse generale della collettività che comprende al suo interno più portatori di interessi: il consumatore, il volontario, il lavoratore.
L'associazionismo sociale, però, non ha ancora una chiara connotazione giuridica (ad esempio una chiara distinzione tra quello a finalità sociale e quello a scopo privato) il cui progetto di legge relativo sta all'ordine del giorno dei lavori della Camera.

4. Le Fondazioni sociali, sono anch'esse oggetto di uno specifico provvedimento legislativo in discussione alla Camera.

5. Alla unificazione di queste diverse attività in una cornice normativa comune a tutto il Terzo settore ha provveduto la recente legislazione sulle ONLUS (organizzazioni non lucrative di utilità sociale) che prevede una serie di benefici fiscali al fine di promuovere o potenziare strutture che operino in campo sociale.

6. Condividendo l'importanza del dibattito sulle potenzialità del Terzo settore, riteniamo necessario approfondire i confini che separano e distinguono la pura azione volontaria (i cui benefici indubitabili devono essere sempre più valorizzati e sostenuti in una prospettiva particolare) da quella, pur apprezzabile, che connota l'impresa sociale.

7. Non c'è unanimità di giudizio su quanto può e deve essere terreno di sperimentazione del Terzo settore. Soprattutto su scuola e sanità due pareri si contrappongono con uguale forza: chi li include e chi, almeno temporaneamente, li esclude. La UIL sostiene la tesi che la scuola e la sanità debbano rimanere settori di prevalente intervento pubblico.

8. Nel progetto delle ONLUS deve affermarsi il principio di responsabilità tra sostegno finanziario e raggiungimento di un ben identificato standard di prestazioni. Molto di quanto già viene erogato da attività di Terzo settore è buono, ma una parte è al di sotto di un livello accettabile di prestazione.
Anche se si presume che dallo sviluppo di attività del Terzo settore possano venire benefici occupazionali (così come avvenuto in Spagna e in Francia) non ci sono studi attendibili in Italia a questo riguardo.

9. La legislazione sui diritti dei lavoratori non può avere zone franche. Una parte di quel che si muove nel Terzo settore di oggi configura attività di lavoro nero. E alcune attività di volontariato nelle imprese sociali di oggi hanno le caratteristiche del lavoro dipendente mascherato e sottoretribuito.
Se il Terzo settore potrà essere un reale volano di sviluppo per l'efficienza e l'efficacia dei servizi alla persona e per l'occupazione, la richiesta di chiarezza e trasparenza non potrà che giocare a suo vantaggio. Che è quel che in definitiva anche la UIL auspica.

10. Il sindacato, unitariamente, non può limitarsi al giudizio o alla censura esterna del Terzo settore.
Deve assumere l'iniziativa per promuovere lui stesso forme estese di associazionismo sociale per operare nei settori dell'assistenza e dei servizi alle persone.
La UIL si impegnerà affinché si valorizzino le iniziative assunte dalle categorie dei pensionati con le associazioni per gli anziani.
Queste strutture già costituite e diffuse nel territorio debbono avere una completa integrazione unitaria e possono costituire la base unitaria per il loro sviluppo per l'intero sistema confederale.

11. Una attenzione particolare del sindacato deve essere dedicata alla gestione del lavoro interinale mediante associazioni no-profit della cooperazione sociale. Non solo attraverso le società con scopo di lavoro, ma anche attraverso l'associazionismo sociale, per la prima volta, si realizza una gestione diretta e privata del mercato del lavoro.
Escludendo in via di principio che il sindacato possa essere un soggetto che realizza profitti sulla intermediazione del lavoro, diverso è l'approccio possibile con le società no-profit della cooperazione sociale.
Con il superamento del monopolio pubblico del mercato del lavoro, il sindacato, unitariamente, deve porsi l'obiettivo di partecipare - con funzioni prevalenti di garanzia e senza alcun profitto - alla gestione di questo settore del lavoro avvalendosi dello strumento della cooperazione per fini sociali.


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